(Bologna, 4 luglio 2019) I numeri dell’Istat appena pubblicati non lasciano spazio ad alcun dubbio, nascono sempre meno bambini: in Emilia-Romagna nel 2018 ci sono stati 32400 nuovi nati, contro i 33091 del 2017; quasi un quarto, il 24,3%, è un bambino di cosiddetta “seconda generazione”, nato da genitori stranieri.
“Dati che – commenta Elisa Fiorani, coordinatrice donne e politiche di genere della Cisl Emilia-Romagna – mettono in tutta evidenza un declino demografico ormai in atto dal 2015. In questo contesto, in cui l’insicurezza e l’incertezza economica e lavorativa contribuiscono a rendere difficile l’immaginarsi genitori, le donne sono l’anello più debole, già fortemente penalizzate nel mondo del lavoro a causa di percorsi più discontinui e precari, retribuzioni più basse, difficoltà di progressione nella carriera, maggior rischio di subire molestie”.
In Emilia-Romagna nel 2018 sono state 3351 le madri che hanno dato le dimissioni dal proprio posto di lavoro nei primi anni di età del bambino, +17% rispetto all’anno precedente. Il 26,1% ha motivato questa scelta a causa dell’assenza di parenti di supporto, il 14,62% per un’organizzazione o condizioni del lavoro particolarmente gravosi e circa il 10% per motivazioni legate ai costi per l’assistenza al neonato, mancanza di flessibilità oraria, mancata concessione del part time.
“La scelta di dedicarsi a tempo pieno ai figli – ha continuato la rappresentante della Cisl – è una scelta legittima, ma solo se adottata in piena libertà. Per questo motivo è necessario lavorare su più fronti e in particolare sulla condivisione dei compiti di cura tra uomini e donne e sul rafforzamento della conciliazione dei tempi di vita e lavoro, sia a livello di leggi – pensiamo alla recente direttiva europea che, tra l’altro, aumenta a 10 giorni il congedo obbligatorio dei papà e che ora deve essere recepita nel nostro Paese – sia a livello di contratti aziendali. La Regione Emilia Romagna, confermando per il secondo anno un contributo alle famiglie per il pagamento delle spese per i centri estivi, ha adottato una misura che va certamente in questa direzione”.
Per questo da via Milazzo ribadiscono come sia “fondamentale aumentare l’integrazione tra il supporto che può fornire il territorio, ad esempio con gli asili nido o i servizi di doposcuola, e quello che può offrire l’azienda, ad esempio con la flessibilità dell’orario, non dimenticando anche altre misure di welfare , in modo che città e luoghi di lavoro siano veramente a misura dei bambini, delle famiglie, delle persone”.
“Nello stesso tempo – sottolineano alla Cisl – occorre essere più coraggiosi nello sperimentare nuove forme organizzative del lavoro, come lo smart working, sia nel pubblico che nel privato. Opportunità che, oltre a conciliare le esigenze dei tempi di vita e lavoro, di certo garantiscono un valore aggiunto notevole in termini di produttività aziendale”.