(Reggio Emilia, 30 maggio 2017 )“Un’afa sconosciuta alle campagne e che rischia di mettere a serio rischio il delicato rapporto tra irrigazione, produzione, raccolta. Ma anche l’ambiente”. Sono le parole di Giuseppe Carini, segretario dell’associazione agricola Ugc Cisl Emilia nel valutare gli effetti della morsa dell’anticiclone africano che, in queste ore, interessa pure le campagne emiliane.
CALDO E SICCITA’
A Castellarano alle 13 di martedì 30 maggio la colonnina ha toccato i 31 gradi, 34 quelli registrati in città e, nel contempo, il Bollettino della Disponibilità Idrica dell’Arpa rileva dati inferiori alla media storica.
“Nella Bassa – osserva Carini – si superano ormai i 30 gradi, anche 4-6 gradi in più della media stagionale. Un fenomeno che si ripete ogni 25-30 anni. Maggio si conclude con scarsissime precipitazioni, tranne che nella parte più alta dell’Enza: mediamente, sull’intera regione, il 50% in meno delle attese climatiche. All’appello su Reggio e Modena mancano almeno 200 mm di pioggia. Con quali conseguenze per le falde?”.
I FIUMI
“E’ essenziale – prosegue l’esperto – l’attività irrigua che in queste ore sta garantendo il Consorzio di Bonifica. Anche se, chiaramente, desta attenzione il livello idrometrico del fiume Po che, a Boretto, oggi si presenta a – 2,5 metri sotto lo zero idrometrico, segno testimonia dell’assenza di precipitazioni nell’arco alpino dove, anche qui, le temperature sono ben al di sopra la media. Un altro esempio preoccupante è quello dell’Enza, oggi a -0,82 metri a Cerezzola, proprio dove diparte il Canale d’Enza destinato alle campagne reggiane e parmensi. Ricordo che la Valle dell’Enza è quella in provincia soffre maggiormente le crisi idriche, mancando all’appello oltre 80 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, di più in caso di siccità! E’ necessario riconsiderare concretamente la realizzazione di piccoli e medi invasi nella Val d’Enza”.
LA SITUAZIONE NEI CAMPI
“Il bel tempo – aggiunge il segretario – agevola le fienagioni per la produzione di Parmigiano Reggiano, ma sappiamo che occorrono precipitazioni primaverili per rimpinguare le falde e compromettere i successivi raccolti. Il troppo caldo sulle coltivazioni, ha effetto evidente dato che l’evapotraspirazione dei terreni, dove le piante stanno producendo, dato che questa è superiore di 10-15 mm. Si anticipano, poi, le fasi fenologiche: lo dimostra la virata anticipata dei cereali che biondeggiavano a fine maggio in collina, mentre rischia di far soffrire particolarmente le culture che dipendono molto dall’acqua, come pomodori e ortofrutta”.
“Tutto quanto sta accadendo – conclude il segretario – è un evidente segno del cambiamento climatico che, come confermato dagli esperti, anticipa l’arrivo degli anticicloni africani e li sposta a nord a latitudini dove un tempo erano sconosciuti”.