(Rimini, 1°giugno 2019) Grande soddisfazione in casa Fisascat Cisl Romagna per la partecipazione dei lavoratori allo sciopero di ieri, venerdì 31 maggio, proclamato per il personale a cui è applicato il contratto nazionale multiservizi e impiegato con appalto negli ospedali, nelle caserme e presso privati.
Nel territorio riminese l’adesione degli addetti è stata massiccia, registrando una media del 65% con punte del 90%. Si tratta di uno dei settori più difficili da rappresentare perché molto frammentato, soggetto all’andamento degli appalti e a volte alle prese con cooperative che di cooperativo hanno ben poco.
I lavoratori del riminese non solo si sono astenuti dal lavoro, ma hanno anche partecipato numerosi alla manifestazione nazionale che si è tenuta a Roma. Infatti un pullman pieno di addetti del comparto è partito per la capitale, in particolare erano presenti i dipendenti delle società Formula Servizi, Copura e Prime Cleaning.
“Le ragioni dello sciopero stanno nel fatto che il rinnovo del contratto nazionale è fermo da 6 anni – afferma Gianluca Bagnolini, segretario generale Fisascat CISL Romagna – proprio quando nel Paese c’è una discussione sui salari troppo bassi per sostenere i consumi”.
“Inoltre – prosegue il sindacalista – abbiamo voluto contestare le norme previste nel cosiddetto Decreto sblocca cantieri che prevedono di allargare la percentuale dei subappalti e di riproporre le gare assegnate con il criterio del massimo ribasso. In questo modo si corre un reale rischio di aumentare le irregolarità, il dumping contrattuale, l’insicurezza nei luoghi di lavoro e le infiltrazioni malavitose”.
“E’ un settore dove lavorare è davvero difficile – dichiara Bagnolini – spesso i lavoratori ci dicono che vengono apostrofati dai loro datori di lavoro con frasi del tipo se vi lamentate quella è la porta oppure fuori abbiamo la fila di chi chiede un lavoro.”
“Lanciamo un appello a quelle imprese e cooperative sane – conclude il rappresentante Fisascat CISL Romagna – perché si attivino presso le loro associazioni, LegaCoop, Confcooperative e Confindustria, in quanto non è ammissibile che un contratto sia fermo da sei anni e perché anche in questo settore sia assicurata la dignità alle persone che lavorano.”