(Modena, 21 ottobre 2019) È stata approvata all’unanimità dall’assemblea dei lavoratori l’apertura dello stato di agitazione dei 207 dipendenti dell’Unione dei Comuni Modenesi Area Nord.
È stato, così, confermato il pieno sostegno alle posizioni delle organizzazioni sindacali che pochi giorni prima avevano rotto il tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto decentrato dei lavoratori dell’Unione: educatori, polizia locale, assistenti sociali, amministrativi, ecc. Dopo mesi di discussioni infruttuose, infatti, Fp Cgil Modena e Cisl Funzione pubblica Emilia Centrale hanno deciso, unitamente alle rsu di Cgil, Cisl e Diccap Sulpm, di interrompere la trattativa.
«La causa è l’indisponibilità dell’amministrazione a qualunque apertura utile a costruire condizioni economiche realmente eque per i lavoratori – spiegano Andrea Santoiemma (Fp Cgil) e Sabrina Torricelli (Cisl Fp) – L’Ucman è disponibile solo al sostanziale mantenimento delle condizioni in essere, non più accettabili da parte dei dipendenti. Negli anni la mancanza di volontà da parte dell’amministrazione ad affrontare problemi più volte segnalati ha portato a disagi organizzativi e anche un calo delle indennità di produttività dei dipendenti, tanto che nell’ultima erogazione non stati rispettati neppure i minimi stabiliti nei contratti decentrati degli anni precedenti, senza peraltro nemmeno informarci preventivamente».
Per i sindacati a questo si aggiunge l’assoluta impossibilità, se non ci saranno forti cambiamenti, di riconoscere ai lavoratori le progressioni orizzontali, ovvero i miglioramenti economici assimilabili agli scatti di anzianità del privato. Per Cgil e Cisl ciò è particolarmente grave di fronte al fatto che tali aumenti sono bloccati, per l’insieme dei lavoratori, da molti anni e che addirittura 92 di loro, anche con una certa anzianità lavorativa, risultano ancora inquadrati al minimo contrattuale.
Ad aggravare ulteriormente la situazione però, è che tutto questo non è dovuto solo alla generale carenza di risorse, che pur esiste, bensì anche alle esplicite scelte dell’amministrazione che non ha rinunciato a continuare ad alimentare il fondo per le “posizioni organizzative”. Si tratta di figure apicali dotate di potere direttivo che ricevono indennità aggiuntive alla retribuzione e che nel tempo sono cresciute di numero fino a raggiungere la cifra di 29 unità; assorbono 367 mila euro, contro gli 816 mila euro del fondo per i 207 dipendenti.
«Nonostante questa situazione, le proposte dell’amministrazione si sono concentrate solo sulle già magre indennità di educatori, autisti, ausiliarie e cuoche al fine di aumentarle o diminuirle di poche decine di euro annue. Invece – continuano Santoiemma e Torricelli – la nostra richiesta è stata fin dal principio di aprire a una contrattazione che per ovvi motivi quantitativi e di equità dovesse rivedere anche il fondo delle “posizioni organizzative”, oltre a una coerente riorganizzazione dei servizi al fine di rispondere alle evidenti problematiche di un ente nel quale è palpabile l’insoddisfazione dei dipendenti. Di fronte all’ennesimo rifiuto dell’amministrazione, abbiamo deciso di rompere il tavolo e convocare un’assemblea.
I 128 lavoratori presenti hanno votato all’unanimità l’attivazione dello stato di agitazione e – concludono i sindacalisti di Fp Cgil e Cisl Funzione pubblica Emilia Centrale – la messa in campo di tutti gli strumenti che si rendessero necessari al fine di raggiungere gli obiettivi proposti».