(Modena, 13 maggio 2020) «Servono misure straordinarie per l’economia modenese e per rilanciare il lavoro. Se anche a Modena la diminuzione della produzione industriale sarà vicina al 30%, come stima l’Istat, dobbiamo trovare, meglio se in maniera condivisa, forme nuove per fare fronte a un crollo purtroppo atteso».
Lo dice il segretario generale della Cisl Emilia Centrale William Ballotta, analizzando la situazione creatasi a Modena con il prolungato blocco dell’attività produttiva, sia pure a macchia di leopardo.
«Anche noi del sindacato ci interroghiamo sulle modalità della ripresa, sia con le nostre categorie che nei vari tavoli istituzionali cui partecipiamo. Da un lato – osserva Ballotta – c’è l’ipotesi di un modello a ‘V’, ovvero un rimbalzo che ci faccia recuperare presto una buona parte del terreno perso; dall’altro lato c’è il rischio di alti e bassi che dovremo scongiurare.
Tutto sta nell’energia che metteremo negli strumenti anticiclici, così come rileva già la Cisl nazionale. La ripresa dipende dalla quantità e qualità degli investimenti e aiuti pubblici che sapremo mobilitare sia a livello locale che nazionale».
Per il segretario Cisl a Modena questo significa dare sostegno immediato alla liquidità delle imprese, specialmente le piccole e piccolissime, mappare le singole situazioni di crisi, agganciare i driver dell’innovazione, diffondere sempre più l’uso delle nuove tecnologie, far partire le opere pubbliche cantierabili, definire politiche di filiera che aiutino i comparti maggiormente colpiti.
«Nel tavolo permanente aperto dal Comune di Modena nell’ambito del Patto per lo sviluppo – aggiunge Ballotta – c’è piena consapevolezza che non possiamo perdere pezzi strategici dell’economia modenese, dalla manifattura al terziario, perché questo significherebbe peggiorare i livelli occupazionali, la competitività e la qualità della vita del nostro territorio.
È indispensabile individuare soluzioni presto e insieme, altrimenti – conclude il segretario generale della Cisl Emilia Centrale – stavolta rischiamo di non farcela».