(Reggio Emilia, 21 novembre 2019) “La tratta di essere umani a Reggio Emilia ha volti ben precisi. Sono quelli di ragazze Nigeriane, cinesi, romene, a volte albanesi e marocchine: sono costrette a prostituirsi, in alcuni casi pure minorenni. Ma la Costituzione italiana nel riconoscere e garantire di diritti inviolabili dell’uomo vieta questo crimine”. La denuncia e l’analisi di William Ballotta e Rosamaria Papaleo, segretario generale e segretaria Cisl Emilia Centrale giunge in previsione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.
Per questo per approfondire e discutere il tema la Cisl Emilia Centrale ha organizzato una conferenza in programma venerdì 22 novembre alle ore 9:00 presso il Binario 49 in via Turri 49 a Reggio Emilia. Oltre ai due sindacalisti interverranno Ajna Jusic, presidente di Forgotten Children of War, Jabbar Moustafa, volontario Focsiv a Kirkuk nel Kurdistan iracheno, Giovanna Bondavalli, responsabile del progetto Rosemary sulla tratta e traffico di essere umani e Annalisa Rabitti, assessore alla Cultura Città senza barriere e Pari Opportunità. Al termine della conferenza alle ore 12:30 è prevista la visita guidata alla mostra Breaking Free che a Binario 49 racconta del tema dei nati da stupri di guerra.
La ‘tratta di persone’ insorge quando una rete criminale, attraverso diverse possibili modalità – spesso con la spirale del debito -, recluta la vittima, la trasferisce generalmente in altro paese, e la sottopone a uno stato di assoggettamento con l’obiettivo di ricavare profitto dal suo sfruttamento. A volte di lavoro, come al sud, spesso per la prostituzione, al Nord, nella nostra città.
“Reggio Emilia – aggiunge Rosamaria Papaleo – non è un’isola felice. La tratta di esseri umani, su base regionale, nel 78,2% dei casi (Cittadini stranieri in Emilia-Romagna Tratta di esseri umani e grave sfruttamento: il fenomeno e gli interventi) si mimetizza da sfruttamento sessuale – pur risultando in calo lo sfruttamento lavorativo e anche di quello legato ad attività illegali -. Riguarda donne in misura principale, per l’83,5% (quasi il 4% le minorenni) E’ troppo facile pensare di non vederla. Soprattutto se questa, rispetto agli anni Ottanta e Novanta, evolve e la si pratica al chiuso”.
“La Giornata contro la violenza sulle donne – dichiara l’assessore alla cultura Annalisa Rabitti – è un’occasione imprescindibile per riflettere su questo fenomeno tragicamente diffuso. Una ragazza in strada è una donna alla quale è stata tolta ogni dignità. Le hanno rubato il rispetto per la sua anima prima ancora del rispetto del suo corpo. E spesso le hanno rubato i suoi sogni di bambina. Il Comune di Reggio, con i suoi diversi servizi e con l’aiuto di una eccezionale rete di volontariato, non può restituire quei sogni rubati, ma tende la mano perché la vita di queste donne ritrovi speranza”.
Tra i dati della “tratta delle schiave del sesso” quello significativo delle oltre 200 ragazze che ora hanno iniziato una nuova vita grazie al progetto Rosemary attivo a Reggio dal 1997. Un numero che potrebbe avere dimensioni cinque volte superiori se si considerano le ragazze che hanno chiesto aiuto ad altri enti.
LA PROPOSTA
Una rete contro lo sfruttamento
“Purtroppo meno della metà di persone vittime della tratta (il 56%) denuncia quanto accaduto una volta in contatto con Forze dell’ordine o servizi – spiega Rosamaria Papaleo, segretaria Cisl -. I diritti e la dignità della persona sono da opporre categoricamente a degrado e sfruttamento. Per questo auspichiamo il potenziamento delle Unità di strada, dell’accoglienza, della sicurezza ma, anche, di un cambio culturale nella società. Gli attori protagonisti che possono fare la loro parte – conclude la segretaria – sono molteplici: enti pubblici – con particolare riferimento al Fondo sociale europeo finalizzato all’inclusione sociale dei gruppi di popolazione maggiormente vulnerabili -, strutture sanitarie, cooperative, comitati dei cittadini, anche la scuola perché dobbiamo iniziare ad essere informati a come riconoscere la tratta. Come sindacato siamo pronti a fare la nostra parte”.