(Reggio Emilia, 21 agosto 2020) La richiesta di regolarizzazione degli immigrati, conclusasi il 15 agosto e riservata a lavoratori in agricoltura e nei servizi domestici, segna più 26% a Reggio Emilia e più 30% a Modena, rispetto all’ultima edizione del 2012.
“Una operazione che purtroppo non fa emergere tutta l’irregolarità presente sul territorio, ma ci consegna un po’ luce in più” afferma Domenico Chiatto, segretario Cisl Emilia Centrale che analizza i primi dati.
Nel complesso a Reggio Emilia sono state registrate 3.654 domande di sanatoria di cui 96% per lavoratori domestici e il 4% in agricoltura (di questi circa il 30% di etnia pakistana), nel 2012, anno dell’ultima sanatoria furono 2899.
A Modena 3770 di cui 88,8% per lavoratori domestici e 11,2% per il lavoro agricolo; nel 2012 furono 2889.
Anche nelle due province emiliane si tratta quindi in prevalenza di regolarizzazioni di lavoratori domestici. Tra questi ultimi, il lavoro di assistenza e cura alla persona rappresenta circa un 30% del totale delle domande.
“Rispetto ai dati generali è evidente – prosegue il sindacalista Cisl – che la sanatoria non ha raggiunto invece i suoi obbiettivi con riferimento alle poche domande relative al lavoro agricolo. Anche a Reggio e Modena queste sono la minoranza, ma per le caratteristiche della agricoltura del nostro territorio dove queste forme di lavoro irregolare sono meno presenti rispetto ad altre aree, per le quali è necessario comunque fare un grande lavoro per evitare la prosecuzione dello sfruttamento dei migranti”.
Balza inoltre agli occhi come i patronati, nel complesso, abbiano raccolto circa un quarto delle domande a fronte di costi estremamente contenuti e assistenza qualificata, mentre il resto è stata inoltrata da soggetti cosiddetti “privati”.
Nonostante i limiti citati, in Italia oggi a 207 mila persone sono riconosciuti di diritti e doveri e la possibilità di costruirsi un futuro nel nostro Paese: “un risultato pressoché insperabile”.
“Ci è chiaro – conclude Domenico Chiatto – come ora avvenga la parte più difficile: accompagnare sulla strada dell’integrazione sociale le persone salvate dalla palude dell’illegalità. Qui le leggi non bastano, ma occorre il concorso di tutti. Come sindacato chiediamo da tempo una riforma della Legge sull’immigrazione in tutti i suoi aspetti. Partendo dall’accoglienza, dove è necessario sostenere tenacemente la richiesta di una politica Europea comune e solidale e dalla revisione dei cosiddetti flussi stagionali, non coerenti con le dinamiche economiche, produttive e sociali del Paese. Quindi una immediata modifica dei decreti sicurezza che stanno determinando ricadute negative con l’aumento dell’irregolarità per effetto della sospensione del permesso umanitario e la disarticolazione del sistema di accoglienza ex Sprar”.