(Modena, 31 maggio 2019) Dopo la dichiarazione di fallimento e la chiusura inaspettata di tutti i punti vendita della catena “Mercatone Uno” che ha lasciato a casa 1.800 lavoratori, è alla ribalta anche la vicenda dei 20 mila clienti che avevano ordinato e già versato acconti per 3,8 milioni di euro o addirittura già saldato l’intera somma per mobili mai ricevuti. Per non parlare poi di chi aveva acquistato la merce tramite un finanziamento. Le strutture territoriali Adiconsum sono allertate e pronte a fornire tutta l’assistenza necessaria ai consumatori coinvolti, che possono recarsi presso la~[ https://www.adiconsum.it/sedi/ ]sede Adiconsum~più vicina, portando con sé tutte le carte relative all’ordinazione della merce.
Adiconsum invita i consumatori che hanno pagato la merce con carta di credito ad attivarsi subito per recuperare quanto versato richiedendo l’attivazione della procedura charge back. La richiesta va inoltrata alla società emittente la carta di credito.~ Il charge back viene concesso per legge in caso di frode o a discrezione della società emittente la carta di credito per inadempimento del commerciante. È il caso di Mercatone Uno, che non ha adempiuto alla consegna della merce. Adiconsum consiglia, pertanto, i consumatori di contattare subito la società per accertare la possibilità di richiedere il charge back e conoscere i tempi per la sua attivazione. Tale procedura può essere richiesta sia per i pagamenti effettuati con carta di credito per la merce acquistata online che presso il punto vendita.
I consumatori che hanno scelto di acquistare la merce a rate stipulando un contratto di finanziamento potranno chiedere alla finanziaria la risoluzione del contratto e la restituzione delle somme già versate per grave inadempimento del fornitore (Testo Unico bancario – dlgs. 385/93).
Non appena saranno resi noti termini e condizioni, Adiconsum consiglia comunque i consumatori di richiedere l’insinuazione al passivo fallimentare, tenendo presente che i primi a essere ristorati saranno i fornitori (creditori privilegiati), poi i lavoratori e per ultimi i consumatori, in qualità di creditori chirografari.