(Modena, 3 agosto 2020) Beffa per i lavoratori modenesi dell’industria alimentare. L’altro giorno è stato firmato il nuovo contratto nazionale di settore, ma per le industrie alimentari della nostra provincia il rinnovo è di fatto ancora lontano. Sono poche, infatti, le aziende modenesi che aderiscono alle tre associazioni firmatarie del nuovo ccnl (Unione Italiana Food, Assobirra e Ancit).
«La maggior parte delle aziende modenesi, infatti, – spiega il segretario generale della Fai Cisl Emilia Centrale Vittorio Daviddi – aderisce alle restanti undici federazioni industriali di settore, da Assocarni (macelli) e Assica (salumifici) ad Assobibe (Coca-Cola) che, a oggi, non hanno dato segno di voler sottoscrivere l’accordo. Si è verificata, in pratica, la stessa spaccatura tra le associazioni datoriali che era avvenuta in maggio, quando alla fine si firmò comunque la prima tranche di aumento valevole per il 2020. Ora si ripete lo stesso tentativo di spaccare il contratto nazionale. È un errore, – continua Daviddi – perché il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare rappresenta un investimento per la ripartenza del Paese».
Il segretario della Fai Cisl di Modena e Reggio Emilia sottolinea che il nuovo ccnl regolamenta il lavoro agile, sostiene la formazione dei lavoratori (anche a distanza), amplia il welfare e aggiorna la classificazione dei lavoratori utilizzando specifici indicatori di professionalità.
«È ottimo, poi, – sottolinea Daviddi – l’accordo sull’aumento salariale, con 119 euro a regime, a cui si aggiungono 5 euro di welfare e 30 euro per coloro che non sono coinvolti nella contrattazione di secondo livello, incentivando le imprese a realizzarla.
Siamo nel bel mezzo di una crisi inedita e sarebbe sbagliato far entrare in crisi anche la contrattazione nazionale di un settore che traina il made in Italy nel mondo.
Per questo – conclude il segretario generale della Fai cisl Emilia Centrale – il prossimo obiettivo è la sigla del contratto con tutte le altre associazioni di imprese».