(Cesena, 19 gennaio 2023) Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una accesa discussione, sui mezzi di informazione locale, in merito al tema della riduzione delle automediche dislocate sul territorio romagnolo
Fino ad oggi come CISL Romagna ci siamo volutamente astenuti dal commentare il “Progetto di sviluppo del sistema di soccorso pre-ospedaliero Romagna”, nell’attesa di un confronto, richiesto lo scorso 4 gennaio, ma che sembra però di difficile realizzazione, non per nostra volontà. Prima di pronunciarci, era nostra intenzione approfondire nel merito il progetto complessivo, al cui interno si colloca anche la revisione del numero e della gestione dei mezzi di soccorso a leadership medica che, insieme a quelli a leadership infermieristica, garantiscono la risposta alle esigenze di emergenza ed urgenza pre-ospedaliera della popolazione.
Dal momento però che il primo incontro utile sembra verrà fissato per il prossimo 9 febbraio, non possiamo più esimerci dal formulare alcune prime considerazioni.
La prima considerazione riguarda le modalità di coinvolgimento del sindacato, o per meglio dire di non coinvolgimento. È del tutto inaccettabile apprendere la notizia dalla stampa la mattina del 24 dicembre e ricevere solo dopo, nel pomeriggio dello stesso giorno, una mail con il Progetto discusso in CTSS. E a nulla può valere l’eventuale obiezione sull’urgenza del provvedimento. Per quanto urgente possa essere ogni decisione, un vero e serio riconoscimento del ruolo delle rappresentanze sindacali impone quanto meno un dovere di informazione concomitante. Per quanto ci riguarda crediamo di aver sempre dato prova di disponibilità al confronto, nel merito e con qualsiasi tempistica fosse necessaria, come pure di capacità di assunzione di responsabilità. Eppure, in barba a qualsiasi patto, protocollo o esperienza di buone relazioni sindacali fin qui tenute, non solo si è dovuto chiedere il confronto, ma passerà più di un mese dalla richiesta prima che questo si realizzi.
Nel merito del progetto che ci è stato inviato crediamo che presenti molti aspetti da approfondire. Sono elencati diversi step ma è del tutto assente una tempistica di realizzazione degli stessi come pure l’esplicitazione degli indicatori e dei tempi che si intendono prendere a riferimento per una valutazione a posteriori dei suoi effetti. Vengono presentati molti dati, ma con diversi gradi di analiticità, il che rende necessario tornare sul loro esame, perché dietro quei numeri ci sono persone e nessuna statistica può garantire il verificarsi o meno di un evento. Le statistiche sono utili ad assumere decisioni ma non possono essere l’unica variabile di una discussione. Anche sul piano delle professioni coinvolte, dei percorsi di formazione previsti, dei protocolli di interazione, non è dato sapere a che punto è l’elaborazione e sono molti gli aspetti che vanno chiariti con le categorie interessate, in particolare sotto il profilo delle responsabilità e degli ambiti di azione.
In secondo luogo vogliamo fare un richiamo forte alla politica. Abbiamo letto dichiarazioni secondo cui la notizia è stata appresa di punto in bianco, senza alcun confronto preventivo con i sindaci. Eppure il tema risulta essere stato all’ordine del giorno di due riunioni, prima il 16 dicembre come Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria e poi il 19 dicembre in assemblea plenaria della stessa. Qualcosa non torna. E’ vergognoso che un tema così importante, dopo essere stato oggetto di ben due incontri in sede di CTSS, abbia avuto come unico esito una discussione che, a nostro avviso, ha assunto sempre di più toni di contrapposizione strumentale, mentre un tema così serio richiederebbe ben altro approccio.
Infine, il progetto presentato come un unicum viene immediatamente realizzato in un solo elemento, la razionalizzazione delle automediche, senza certezza alcuna rispetto a tutti gli altri elementi che lo sostengono. Certo, si è detto che questo provvedimento è stato assunto urgentemente per altri motivi, legati sostanzialmente alla grave carenza di personale in cui versa il sistema dell’emergenza territoriale e ospedaliera. Ma allora perché inviare il progetto? A nostro giudizio la discussione doveva essere un’altra.
Come CISL Romagna crediamo sia il caso di riavvolgere il nastro e cominciare un confronto serio con l’obiettivo di condividere, nell’interesse delle nostre comunità, le migliori risposte possibili necessarie all’intero sistema romagnolo dell’emergenza-urgenza. In assenza di consistenti inversioni di rotta rispetto ai tanti aspetti che incidono sulla nostra sanità, primo tra tutti il livello dei finanziamenti, questo sarà solo il primo dei problemi che dovremo affrontare, scegliere il metodo giusto per farlo non è indifferente.