(Cesena, 1° luglio 2021) Innalzamento dell’età media e della speranza di vita, bassa fecondità, quindi l’aumento del numero di persone nelle fasce d’età più anziane e la diminuzione dei giovani in età lavorativa.
Questo è lo scenario tendenziale della popolazione da oggi al 2050 che emerge dalla ricerca elaborata per la CISL Emilia Romagna da Neodemos, che evidenzia – afferma il Segretario generale della CISL Romagna Francesco Marinelli – la maggiore sfida che dovremmo affrontare nei prossimi decenni e sulla quale le politiche nazionali e territoriali devo farei conti da subito, specialmente per le aree interne del nostro Paese che sono la maggioranza dei comuni italiani.
Questi dati sono stati evidenziati al Consiglio generale della CISL Romagna che si è tenuto ieri nella bellissima cornice dell’Arena Plautina di Sarsina dove, insieme ai vari ospiti, si sono analizzati i temi concernenti le aree interne e montane del nostro territorio. Tra gli ospiti il sindaco di Sarsina Enrico Cangini, il sindaco di Bagno di Romagna Baccini ed il primo cittadino di Casola Valsenio Giorgio Sagrini, la Consigliera regionale Lia Montalti, il presidente di Confcooperative Romagna Neri Mauro e i Segretari CISL Andrea Cuccello, Filippo Pieri e Francesco Marinelli.
“I miglioramenti scientifici e medici – ha spiegato il Segretario generale di CISL Romagna Francesco Marinelli- hanno determinato una crescita dell’aspettativa di vita e quindi l’aumento di popolazione over 65, ma la bassa fecondità determina già da ora un mutamento della composizione della popolazione regionale ed anche romagnola, mettendo a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico. Inoltre una popolazione che invecchia cambia i profili di consumo, che vedranno un forte aumento della richiesta di assistenti, badanti, infermieri e lavoratrici domestiche, ma anche di servizi di prossimità e di cure domiciliari per la cronicità. Gli effetti dell’invecchiamento – sottolinea il segretario della CISL Romagna Francesco Marinelli- saranno particolarmente accentuati nelle aree interne e montane, che rappresentano il 60% del territorio nazionale e il 25% della popolazione che vive in comuni con meno di 5mila abitanti.
RICERCA NEODEMOS
L’Emilia Romagna è sesta in Italia per ampiezza demografica e con la speranza di vita più alta rispetto alla media nazionale (81,6 anni uomini e 85,7 le donne), manifestando un significativo recupero dell’aspettativa degli uomini sulle donne.
A livello di Romagna si conferma lo scenario tendenziale regionale, che prevede un calo della popolazione 0-14 anni da 13% a 11% nel 2035 e resterà costante fino al 2050, mentre la popolazione over 65, che ad oggi sono meno di un quarto della popolazione totale, saranno oltre un terzo nel 2050. Ci saranno quindi 3 anziani ogni giovanissimo e nel 2050 diminuirà sensibilmente la popolazione attiva, cioè quella tra i 45 e 59 anni.
DATI ROMAGNA
La ricerca evidenzia come le tre province romagnole nei prossimi 30 anni, avranno un indice di invecchiamento- cioè il rapporto tra over 65 e under 15- tra i più alti in regione, dove solo la provincia di Ferrara registra dati peggiori. La Provincia di Ravenna è quella con un indice di invecchiamento maggiore, seguita da Rimini e poi Forlì-Cesena. Ravenna e Ferrara sono anche le province con un più alto indice di dipendenza, cioè il rapporto tra popolazione inattiva (under 15 o over 65) e popolazione attiva (tra i 15 e i 65 anni). In queste aree, l’indice salirà da poco più di 6 persone in età non attiva ogni 10 in età attiva osservate nel 2020 a più di 9 inattivi ogni 10 attivi previste per il 2050.