(Bologna, 28 ottobre 2017) Si è svolto l’altro ieri l’incontro in Regione Emilia-Romagna per la vertenza Vapor Europe di Sassuolo. Erano presenti i rappresentanti di Fiom Cgil e Fim Cisl, la rsu, i rappresentanti della direzione aziendale, l’assessore regionale Palma Costi e il sindaco di Sassuolo Claudio Pistoni.
L’azienda ha confermato le motivazioni che hanno portato la multinazionale franco-americana Wabtec-Faiveley al cambio di mission dello stabilimento sassolese e alla conseguente dichiarazione di trenta esuberi (su un totale di cinquanta addetti), configurando in questo modo uno stabilimento di service e non più produttivo.
«Abbiamo ribadito la nostra totale contrarietà al piano di dismissione dello stabilimento – perché di questo si tratta – determinato da una scelta e non da una necessità aziendale – dichiarano Cesare Pizzolla (segretario Fiom Cgil Modena), Paolo Brini (segreteria Fiom Cgil Modena) e Alessandro Bonfatti (segreteria Fim Cisl Emilia Centrale) – Perciò abbiamo chiesto il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo e l’avvio di un confronto sul rilancio dello stabilimento anche in termini produttivi, visto che il gruppo ha comunque volumi tali da permettere di redistribuire commesse anche allo stabilimento sassolese. Abbiamo anche posto la questione del local content, in modo che le commesse pubbliche contengano vincoli per consentire in tutto o in parte la produzione in stabilimenti sul territorio».
Anche le istituzioni – Regione e Comune – hanno giudicato inopportuna e ingiustificata la scelta aziendale, chiedendo il ritiro o almeno la sospensione dei termini della procedura per approfondire soluzioni che possano portare alla riapertura del sito produttivo. Hanno rimarcato che lo smantellamento di un sito è per sempre e crea un problema anche all’indotto e a tutto il territorio.
A fronte di questa mediazione istituzionale l’azienda, pur aprendosi all’ascolto di tutte le proposte, ha comunque confermato la scelta della chiusura del sito produttivo.
A questo punto, vista la posizione aziendale, l’assessore regionale ha dichiarato la volontà di portare tale vertenza al tavolo nazionale del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) e già nelle prossime ore partirà la richiesta con l’obiettivo di trovare una soluzione per far ripartire il sito produttivo.
L’assemblea tra i lavoratori, svolta successivamente all’incontro, ha apprezzato lo sforzo delle istituzioni, ma davanti alla totale chiusura dell’azienda ha deciso di proseguire lo sciopero con presidio davanti ai cancelli.
«Rimaniamo sbalorditi dalle motivazioni che l’azienda continua a sostenere, perché di fronte a un fatturato complessivo della multinazionale di svariate centinaia di milioni di euro, non è impossibile collocare anche a Sassuolo commesse per una quindicina di milioni di euro, in quanto nello stabilimento ci sono professionalità e competenze in grado di sviluppare il lavoro – affermano Pizzolla, Brini e Bonfatti – Tutto ciò conferma che non c’è una reale necessità, ma una scelta di dirottare commesse altrove. Non si può permettere che multinazionali o imprenditori senza scrupoli vengano sul territorio modenese a fare shopping per poi chiudere aziende e gettare nello sconforto i lavoratori coinvolti. Ricordiamo che esiste ancora la Costituzione e che l’art. 41 sostiene la responsabilità sociale dell’impresa. Su questo tema – concludono i segretari di Fiom Cgil e Fim Cisl – è opportuno che anche Confindustria sostenga nei confronti della propria associata la salvaguardia delle attività produttive sul territorio modenese».