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Patto per il Lavoro e per il Clima. “È la prima e immediata risposta alla crisi, contro i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e per una nuova occupazione di qualità”.

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(Bologna, 15 dicembre 2020) Contro i cambiamenti climatici e le disuguaglianze, per una nuova occupazione di qualità. Terminata la prima esperienza del 2015, che ha permesso all’Emilia-Romagna di reagire con vigore alla lunga crisi economica del 2008, ecco il nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima che si pone obiettivi altrettanto ambiziosi ma necessari per uno sviluppo davvero sostenibile della nostra regione.

Come CGIL CISL e UIL dell’Emilia-Romagna abbiamo lavorato sin dal primo giorno alla stesura di questo accordo e, figurando tra i firmatari, in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati di questa regione, possiamo con soddisfazione evidenziare le nostre rivendicazioni confluite nel documento.

Proprio come avvenuto nel 2015, ma con uno scenario totalmente diverso.

Giusto un anno fa, in piena campagna elettorale, proponemmo le priorità del sindacato confederale per il rilancio del sistema sociale ed economico regionale, presenti ora in questo nuovo Patto assieme agli importanti obiettivi da raggiungere sul fronte climatico, che prevedono una forte spinta verso le energie rinnovabili entro il 2035 e la decarbonizzazione prima del 2050. Nel frattempo, ha fatto irruzione la pandemia sanitaria  e la conseguente crisi economica, che ha imposto soluzioni urgenti a vecchi e nuovi problemi che si sono drammaticamente presentati in questi mesi.

Il Patto per il Lavoro e per il Clima è dunque la prima vera e immediata risposta alla crisi che stiamo vivendo, e lo fa avanzando un’innovativa proposta di sviluppo sostenibile delineando quattro sfide: quella demografica, dell’emergenza climatica, della trasformazione digitale e per ridurre le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali.

Il lavoro è il collante di tutto, e se cinque anni fa l’obiettivo principale era garantire una piena occupazione, oggi la sfida è aggiungere a questo traguardo un’occupazione di qualità, stabile, adeguatamente remunerata e tutelata. Il nuovo Patto e i successivi accordi saranno lo strumento per definire questi obiettivi verso cui orientare le risorse disponibili e per condividere gli interventi urgenti e quelli strutturali per rimettere in moto economia e società. Per questo come CGIL CISL e UIL dell’Emilia-Romagna abbiamo chiesto e ottenuto che il nuovo Patto si faccia garante per la salvaguardia dei posti di lavoro, assicurando l’uso degli ammortizzatori sociali e la tutela dei livelli occupazionali escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo, incentivando una contrattazione collettiva che avvii sperimentazioni per la salvaguardia ed il rilancio dell’occupazione anche attraverso la riduzione dell’orario di lavoro. Il nuovo Patto, come da noi proposto e auspicato, si impegna anche a promuovere l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro, individuando soluzioni per garantire la continuità dell’occupazione nei cambi di appalto.

Ma non può esserci un’occupazione così caratterizzata senza un investimento prioritario in educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura che oggi, grazie a questo accordo, diventano elementi strategici per il futuro dell’Emilia-Romagna.

La pandemia ha pure mostrato i tanti limiti e problemi del nostro Paese, e anche la nostra regione non può ritenersi estranea. Per questo il nuovo Patto è l’opportunità per rendere prioritario il diritto alla sicurezza sul lavoro, prevenendo i contagi da COVID e riducendo drasticamente infortuni e incidenti, contrastando forme di lavoro e di impresa che violano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dal lavoro irregolare e dal lavoro nero, con un’attenzione particolare ai fenomeni del caporalato e dello sfruttamento. Ma c’è anche il diritto alla salute che va ulteriormente garantito, e non a caso il Patto intende rafforzare il nostro sistema sanitario, e già da ora definisce il ruolo di governance e di gestione pubblica come architrave, per garantire a tutte le persone il diritto alla salute a prescindere dalle condizioni economiche e sociali.

Il nuovo Patto  mette nero su bianco l’aumento del fondo per la non autosufficienza, rende  strutturale il Fondo regionale per l’affitto e potenzia l’Edilizia Residenziale Sociale e Pubblica (ERS e ERP), nell’ottica di una integrazione tra politiche abitative e processi di rigenerazione urbana, ambientale e sociale. Riguardo al trasporto pubblico locale, c’è l’impegno a incentivare e rafforzare le reti (con particolare riferimento alle aree montane ed interne), a valorizzare la capacità produttiva regionale (sostituendo i mezzi delle aziende TPL con veicoli più ecologici) e a garantire ulteriori forme di tariffazioni agevolate (oltre a  promuovere l’uso della bicicletta anche attraverso la realizzazione di 1000 km di nuove piste ciclabili).

Infine, ma non ultimo, il tema della legalità. Per noi sindacati confederali è prioritario, tanto che in questi ultimi cinque anni siamo stati in prima linea nella lotta contro le infiltrazioni della criminalità organizzata in regione, e lo testimonia la nostra costituzione come parte civile nei numerosi processi in corso in Emilia-Romagna.

Tutti questi elementi, così definiti dal Patto, saranno protagonisti di una nuova stagione di partecipazione sia nel sistema economico-produttivo sia nella società, precondizione per rendere più solida una democrazia attraverso il contributo determinante delle parti sociali. In questo senso sarà decisivo il nostro ruolo, quelle delle nostre organizzazioni sindacali, per condividere linee strategiche, obiettivi e impegni del documento con le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati dell’Emilia-Romagna.

Luigi Giove, segretario generale CGIL Emilia-Romagna

Filippo Pieri, segretario generale CISL Emilia-Romagna

Giuliano Zignani, segretario generale UIL Emilia-Romagna

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