(Bologna, 10 maggio 2019) Le dichiarazioni fatte ieri dal sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone contro i sindacati, colpevoli, secondo il politico della Lega, di essere in ritardo sulla lotta alle infiltrazioni mafiose, oltrepassano il ridicolo. Resta da capire se si tratti di colpevole distrazione, di incompetenza o malafede. Di certo, un marziano giunto oggi sulla Terra sarebbe stato più informato dell’attuale sottosegretario alla Giustizia, e di certo avrebbe evitato figure a dir poco imbarazzanti come quella fatta da un così alto rappresentante delle Istituzioni.
D’altro canto, basterebbe dare una fugace occhiata a qualsiasi mezzo d’informazione per comprendere facilmente ciò che in questi anni i sindacati hanno fatto per combattere il cancro delle penetrazioni mafiose nell’economia e nella società, a partire dalle sentenze del processo Aemilia (sentenze che hanno fatto storia) fino ad arrivare alle decine e decine di campagne nazionali, regionali e territoriali contro la piaga del caporalato.
Sindacato e illegalità sono non solo ai poli opposti, ma si sono sempre combattuti. La storia lo attesta. I nostri morti ce lo ricordano ogni giorno. Le nostre campagne di sensibilizzazione, le nostre manifestazioni sono lì sotto gli occhi di tutti. Per non parlare delle assemblee nei luoghi di lavoro e del prezzo pagato dagli stessi lavoratori nella continua e costante richiesta di tutele. Il sindacato c’è sempre stato e sempre ci sarà. E’ un presidio sociale di legalità.
Di conseguenza, sarà del sen sfuggito, quanto è accaduto in Emilia Romagna con il processo Aemilia dove Cgil Cisl e Uil sono parte civile. In quella sentenza si ricorda come le infiltrazioni mafiose abbiano ostacolato, danneggiandolo, il lavoro e l’impegno del sindacato, leso libertà e diritti fondamentali. Non di come lo abbiano agevolato. Tra l’altro, in quel processo il sindacato è stato riconosciuto parte lesa, anche in relazione a due condanne per caporalato con l’aggravante mafiosa.
Le nostre denunce a tutti i livelli e in tutte le sedi non si contano. Le ultime, in ordine di tempo, sono state consegnate ai parlamentari della commissione Antimafia durante un’audizione a Reggio Emilia che si è tenuta lo scorso 4 aprile. Lì abbiamo consegnato una relazione dettagliata di quanto sta avvenendo nella nostra regione. E di cosa bisognerebbe fare. Non ultimo un’audizione pubblica della Commissione parlamentare in Romagna.
Nella fattispecie, il problema mafioso esiste da decenni. Il processo Aemilia e l’ottimo lavoro di magistrati e forze dell’ordine ha ‘solo’ acceso un potente riflettore su un male atavico.
É gravissimo che Morrone dica le falsità che ha pronunciato, trascurando ciò che di negativo il Governo sta facendo o ha annunciato: la demolizione del Codice sugli appalti, aprendo autostrade alla criminalità organizzata e alla corruzione; la modifica in peggio della legge che serve a contrastare il caporalato, frutto delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori dell’edilizia e dell’agricoltura; consentire la vendita dei beni faticosamente strappati dalle mani delle mafie.
Detto ciò, oltre a studiare e informarsi, per il prossimo futuro, al sottosegretario Morrone potrebbe essere utile imparare il cosiddetto motto delle ‘10 P’: Prima pensa, poi parla, perché parole poco pensate portano pena.