Presidi scolastici sanitari, test presso le scuole anche attraverso team mobili dei militari, campagne informative congiunte tra sistema scolastico e quello sanitario regionale: sono queste alcune priorità indicate dalla sindacalista Cisl
(Bologna, 28 dicembre 2021) Nella lotta alla pandemia la pausa natalizia deve essere finalizzata a prepararsi alla ripresa della scuola di inizio 2022, non possiamo perdere tempo prezioso. Pur consapevoli che siamo in una situazione veramente complessa in cui non esiste una ricetta magica, tuttavia alcune misure paiono assolutamente necessarie.
L’obbligo vaccinale previsto per il personale della scuola, misura che abbiamo condiviso e promosso, è un primo passo, accanto a cui bisognerebbe approntare una comunicazione condivisa, progettata e più lineare, sia sulla vaccinazione sia sulle altre misure di prevenzione. A tal proposito, la richiesta che la Cisl Scuola ha avanzato sin dall’esordio della pandemia è stata quella di stabilire una più stretta connessione tra il sistema dell’istruzione e quello sanitario regionale: su questo terreno si potrebbe fare molto di più, riprendendo l’idea dei presidi scolastici sanitari contenuta nella riforma del 1978 e prevedendo campagne formative e informative congiunte, da rivolgere anche alle famiglie e agli studenti per far comprendere loro l’importanza della vaccinazione, del distanziamento fisico e dell’uso della mascherina.
È importante che tutti comprendano l’importanza delle misure per proteggersi anche tra amici, in discoteca, allo stadio, al cinema, mentre si fa sport insieme. Sappiamo bene che, grazie all’applicazione rigorosa dei protocolli anti-contagio voluti e negoziati con il sindacato in tutti i plessi, molto contagi non avvengono in ambiente scolastico, ma nell’occasione di socialità extra-scolastica.
Un’auspicata collaborazione che deve permanere anche nella fase post-pandemica per elevare in modo significativo la capacità di tracciamento, oggi ancora gravemente insufficiente. La speranza è che si possa acquisire la capacità di effettuare i test presso le scuole, da realizzarsi anche attraverso il ricorso a team mobili militari come previsto dal piano del commissario straordinario. Un modo per individuare precocemente i positivi e ridurre drasticamente la probabilità che le aule scolastiche vengano chiuse a causa del contagio.
Naturalmente, sono misure che necessitano inevitabilmente anche di adeguate risorse da parte dello Stato e delle istituzioni territoriali. A tal riguardo, ad esempio, appare esigua la dotazione aggiuntiva di soli 5 milioni di euro prevista dal nuovo decreto pubblicato alla vigilia di Natale (D.L. n. 221/2021) per la fornitura di mascherine di tipo FFP2 o FFP3 alle istituzioni educative, scolastiche e universitarie.
Nel corso della pandemia il personale scolastico ha dimostrato grande impegno e straordinaria dedizione per far funzionare un’infrastruttura sociale fondamentale per il Paese. Abbiamo reinvitato il modo di “fare scuola”, utilizzando le tecnologie digitali disponibili e sostenibili per le famiglie, in considerazione di alcuni dati di fatto inoppugnabili: i “buchi” nella rete internet nazionale (si spera che le risorse del PNRR possano finalmente interconnettere le periferie all’asse della via Emilia) e le carenti competenze digitali diffuse tra la popolazione.
Tuttavia non possiamo certamente sottovalutare che il ricorso alla didattica a distanza con modalità esclusive o quasi ha comportato effetti negativi, testimoniati non solo dalle numerose ricerche sui rischi psicosociali a cui possono essere esposti bambini e ragazzi, ma anche dal Rapporto INVALSI relativo all’anno scolastico 2020-21. Rapporto da cui si desume che alle medie il 39% degli studenti non ha raggiunto risultati adeguati in italiano, con un dato al 45% in matematica; alle superiori il dato sale rispettivamente al 44% e al 51%.
Monica Barbolini (Segretaria generale Cisl Scuola ER)