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Referendum Jobs act, Pieri: “Scorciatoia che non serve, ci vogliono confronto e corresponsabilità”

(Bologna, 25 luglio 2024) “Il referendum che punta all’abolizione del Jobs act? È una scorciatoia che non fa bene né al Paese né al mondo del lavoro. È una materia talmente complessa che non dovrebbe diventare il tema di un referendum, così come legittimamente sostenuto dal sindaco di Ravenna e candidato governatore del Pd Michele de Pascale. In un momento storico, economico e sociale tanto difficile, se si vuole fare il bene dei lavoratori, specie di quelli più in difficoltà, bisogna avere il coraggio di mettere al bando i facili populismi, entrare nel merito delle cose, anche quando sono scomode, e puntare al confronto e alla corresponsabilità.

Il Jobs act è stato una riforma non priva di lacune, ma che tuttavia presenta aspetti assolutamente apprezzabili. Ha contribuito ad allargare ed estendere gli ammortizzatori sociali, ha allungato il periodo della Naspi, ha contrastato la terrificante pratica delle dimissioni in bianco, ha eliminato i contratti a progetto, ha combattuto il falso lavoro autonomo e i falsi tirocini, ha aumentato gli investimenti sulle politiche attive del lavoro. Buttare il bambino con l’acqua sporca non è solo sbagliato, ma anche dannoso per i lavoratori e le lavoratrici.

Per aiutare le persone, i distretti produttivi e le comunità territoriali che si trovano in una condizione di disagio non bastano banchetti, piazza e ‘firme contro’, bisogna contrattare, negoziare, sedersi ai tavoli delle riforme senza farsi influenzare dalla politica, cercare il confronto a tutti i costi, fino a quando ne esista la più piccola possibilità.

Dialogo sociale e principio della corresponsabilità devono diventare pilastri insostituibili per rafforzare la coesione sociale e costruire un nuovo modello di sviluppo che punti a una crescita nell’equità. Per questo, come Cisl, pensiamo che la sfida della partecipazione, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, sia un’opportunità epocale che il Paese deve cogliere per colmare i suoi atavici ritardi, e quindi per elevare salari, assicurare investimenti, arginare delocalizzazioni e finanziarizzazione dell’economia, promuovere formazione e competenze, esercitare controllo su salute e sicurezza, aumentare quelle buone flessibilità che rendano più competitivo il tessuto produttivo.

Sia ben chiaro, nel nostro dna c’è sempre il massimo rispetto per le altre sigle sindacali e le loro iniziative, ma riteniamo che il referendum per l’abolizione del Jobs act non sia la strada giusta per risolvere i problemi che gravano sul mondo del lavoro”.

DICHIARAZIONE DI FILIPPO PIERI, SEGRETARIO GENERALE CISL ER

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