(Bologna, 3 agosto 2021) L’avevamo detto. I problemi complessi della scuola non si risolvono con la bacchetta magica o con il vuoto delle parole. Servono investimenti e risorse, almeno pari a quelle messe a disposizione lo scorso anno che alla prova dei fatti, seppur con i limiti evidenziati, hanno permesso la ripartenza dell’anno scolastico.
In Emilia Romagna il numero degli studenti resta pressoché lo stesso dello scorso anno (circa 544.000 di cui oltre 19500 con disabilità certificate). Con una differenza: che aumentano in modo importante gli studenti delle superiori (+1200 Bologna, +900 Modena, +200 Piacenza, +300 Ferrara…..) mentre calano quelli del primo ciclo. Un dato solo apparentemente non significativo ma che invece richiede un aumento di organico che non c’è se vogliamo anche solo prevedere la riduzione del numero degli studenti per classe.
Infatti, in queste ore sale la preoccupazione delle scuole perché non solo sono alle prese col problema degli spazi (da reperire) ma anche con un numero davvero troppo elevato di alunni per classe fino a 30. E non sono casi isolati.
Arrivano segnalazioni ovunque da Piacenza a Rimini. E l’amministrazione non ha soluzioni perché mancano le risorse e la possibilità di adeguare l’organico alle esigenze di fatto che sono più stringenti a causa dell’emergenza sanitaria che sicuramente ci accompagnerà ancora per tutto il prossimo anno. Per le OOSS questo è inaccettabile. Siamo in piena pandemia e il rischio che si torni alla scuola a distanza è molto concreto al di là dei proclami.
E come abbiamo già avuto modo di dire, le soluzioni non passano esclusivamente attorno al vaccino (anche se non ci sono dubbi che sia la soluzione alla riduzione della diffusione del virus), la cui campagna, insistiamo, deve proseguire ed incrementarsi coinvolgendo massivamente il personale scolastico (che già ha risposto in grande parte) ma anche gli studenti che, ad oggi, risultano aver aderito al 17%.
D’altro canto fin dallo scorso anno, le OOSS hanno avanzato diverse proposte al riguardo come per esempio, l’investimento sulla medicina territoriale e punti vaccinali in prossimità delle scuole e una ampia e adeguata informazione oltre alla necessità di un corretto tracciamento e soprattutto, un protocollo di sicurezza (che non c’è) che risponda alle necessità sanitarie che, come la scienza ci ripete quotidianamente, non sono venute meno.
A poco più di un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico restano irrisolti i principali problemi che da tempo si trascinano senza che venga trovata una soluzione VERA e, in qualche modo, definitiva.
Primo fra tutti il problema degli organici.
In Emilia Romagna il Ministero ha autorizzato l’assunzione di oltre 9450 posti (che almeno nei fatti raddoppiano) che rappresentano il 18% dell’organico complessivo di circa 64.000 unità. Se si considera che ad oggi sono stati assunti poco più di 2000 docenti a cui dovranno aggiungersi circa 600 posti tra infanzia e primaria e altri 500 circa dei concorsi STEM in via di definizione. A conti fatti, saranno almeno 5000 i posti non coperti che andranno a a supplenza a cui si aggiungeranno per essere ottimisti, altrettanti posti liberi per supplenze brevi!
Se si considerano questi numeri rapportati all’organico complessivo la situazione è davvero critica. Circa il 28-30% dei posti non solo andrà a supplenza ma il rischio che si corre è che le graduatorie siano prive del personale necessario, per mancanza di un’adeguata politica del reclutamento frutto di scelte errate, miopi e
di una puntuale programmazione. E così anche quest’anno la scuola comincerà con un numero altissimo di cattedre o posti che dovranno essere conferiti a supplenza!
Situazione emergenziale anche per i posti di sostegno. Aumentano gli studenti con disabilità di oltre 500 su un totale complessivo di 19.500 unità (+2,75%) ma le deroghe di posti assegnate sono le stesse dello scorso anno, con il conseguente aumento del rapporto alunni/docenti. Questo determina già da ora preoccupazione e caos nell’organizzazione del servizio che non potrà essere adeguato alle esigenze dei ragazzi. La situazione va affrontata con urgenza e le soluzioni individuate.
Vengono segnalati altresì tagli nella educazione degli adulti dei corsi serali: in quasi tutte le province sono stati tagliati i posti di questo segmento di scuola.
L’organico ATA non è stato incrementato per far fronte alle numerose riorganizzazioni messe in atto dagli Istituti Scolastici per fronteggiare la diffusione della pandemia. Allo stato attuale, il MEF non ha autorizzato i posti e di conseguenza non sono ancora iniziate le operazioni di stabilizzazione di questo personale, compreso quello degli oltre 200 direttori dei servizi generali e amministrativi che ancora non sanno in quale provincia e in quale scuola dovranno prendere servizio.
A questi problemi si aggiunge il fatto che (cosa gravissima) nel decreto sostegni bis appena approvato, non è stato adeguatamente finanziato l’organico cosiddetto “covid” (in Emilia Romagna sono stati attivati circa 7000 posti lo scorso anno) che dovrebbe essere da supporto per far fronte alla situazione pandemica. Si potrà, infatti, solo utilizzare ciò che è residuato dello scorso anno (350 milioni a fronte di 1,850 miliardi dello scorso anno) per il medesimo organico e conferire supplenze solo fino al 30 dicembre.
Senza contare che la scuola continua anche a gennaio, febbraio… o si pensa di chiudere? Perché deve essere chiaro: senza quelle risorse la scuola, i dirigenti scolastici non potranno garantire lo sdoppiamento delle classi, la riduzione del numero degli alunni, il distanziamento e infine… la scuola in presenza.
Infine, resta il nodo del trasporto pubblico che fino all’ultimo ha mostrato di essere un punto critico, in alcuni territori più che in altri, generando la necessità di ingressi scaglionati quando non doppi turni. Come si pensa di risolvere il problema? Aumentando la capienza degli autobus? Noi diciamo NO, non sono queste le soluzioni e da subito vanno riattivati il tavolo regionale sulla scuola e i tavoli territoriali per affrontare quella che si dimostra una emergenza per il terzo anno consecutivo.
Ancora una volta si è scelto di tenere fuori dai tavoli prefettizi il sindacato. Questo non è un bel segnale perché in questa fase è necessario il contributo di tutti: le parti sociali hanno dimostrato di essere all’altezza della responsabilità necessaria e protagoniste nella ricerca di soluzioni adeguate, chiare, tempestive ai problemi complessi della scuola che non possono prevedere né soluzioni semplicistiche, né scorciatoie, né tanto meno rimpalli di responsabilità.
Occorre garantire continuità, confermare e potenziare le risorse, adeguare i protocolli di sicurezza: temi sui quali il governo non pare interessato a ricercare soluzioni efficaci. Per la scuola in presenza servono investimenti e la scuola dell’Emilia Romagna non può subire altri arretramenti.
FLC CGIL Emilia Romagna Monica Ottaviani – CISL Scuola FSUR Emilia Romagna Monica Barbolini – UIL Scuola RUA Emilia Romagna Serafino Veltri – SNALS Confsal Emilia Romagna Gianfranco Samorì – GILDA FGU Unams Emilia Romagna Rosarita Cherubino