(Bologna, 6 agosto 2020) L’Emilia-Romagna è stata fortemente penalizzata nella distribuzione delle risorse aggiuntive per la ripartenza della scuola a settembre. Lo si evince dal decreto interministeriale che riporta la suddivisione delle risorse su base regionale per la ripresa dell’anno scolastico (documento che trovate in allegato). Con quelle risorse, secondo i nostri calcoli, si potranno attivare solo 2500-2700 posti tra docenti e personale Ata, cifra insufficiente a coprire il fabbisogno sia dell’organico di fatto che quello necessario per fronteggiare l’emergenza Covid-19.
In questi mesi lo avevamo predetto in tutte le sedi, lo abbiamo scritto anche pochi giorni fa. Nonostante ciò, nessuna informativa a riguardo c’è stata fornita dall’amministrazione scolastica regionale. Siamo molto amareggiati e delusi per quanto avvenuto, e faremo di tutto per riportare la giusta attenzione su temi così importanti per studentesse, studenti e genitori.
E ci aspettiamo anche di conoscere tutti i dettagli di un’operazione grigia di cui non siamo stati neppure informati.
Perché per l’amministrazione scolastica regionale far conoscere in via preventiva il fabbisogno per la ripartenza è un dovere e anche elemento di trasparenza nei confronti delle parti sociali, dei cittadini e dei genitori della nostra regione. Invece, in queste settimane ci siamo sentiti dire che creiamo inutili allarmismi, hanno ribadito in più salse che la scuola sarebbe ripartita in presenza e in sicurezza, e che quindi non era utile creare scompiglio tra la cittadinanza.
Alla luce di questi numeri ci tocca purtroppo dire “ve l’avevamo detto”.
Non solo. Perché è davvero incomprensibile come l’Emilia-Romagna (dove il Covid-19 e l’emergenza sanitaria hanno picchiato più duro che altrove) ottenga di meno rispetto ad altre regioni (in proporzione più piccole e toccate solo marginalmente dal virus) che riceveranno il doppio e in alcuni casi il triplo delle risorse. È impensabile che nella regione con più contagiati e morti dopo la Lombardia la ripartenza della scuola (chiusa da 23 febbraio) avvenga in emergenza.
Qualcuno ci deve delle risposte. E visto non c’è più tempo, noi le chiediamo proprio all’amministrazione scolastica regionale e alla Regione, chiamate a essere protagoniste attive nei confronti del Miur e all’interno della Conferenza Stato Regioni, per soddisfare le necessità della scuola in Emilia-Romagna. Chiederemo di conoscere le richieste fatte dalle scuole ma anche come si intende ripartire le risorse nei vari territori.
Per noi riaprire le scuole vuol dire di avere maggiore organico, investimenti strutturali, garanzia del tempo scuola, e un sistema di trasporti “adattato” alle necessità e non viceversa.
Lo ribadiamo ancora una volta: la scuola si fa a scuola, e il diritto allo studio non può essere compresso o messo in discussione da chi ancora non comprende che la vera priorità del Paese passa da un investimento sulle bambine e sulle bambini, sulle future generazioni.