Scuola. L’Emilia-Romagna è una regione virtuosa e generosa, ma per far ripartire la scuola in presenza e in sicurezza servono misure concrete.
(Bologna, 21 luglio 2020) È virtuosa e generosa la nostra regione, questo però non basta. Bisogna adottare misure concrete su precisi punti, che già nei giorni scorsi abbiamo posto all’attenzione pubblica, per una ripartenza in presenza e in sicurezza della scuola a settembre.
Purtroppo oggi non abbiamo ricevuto risposte durante l’incontro avuto con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, anche se confidiamo che queste arrivino il prima possibile.
Preoccupazioni e criticità riguardano:
– gli spazi: per consentire il distanziamento fisico degli studenti;
– i trasporti: con particolare riguardo alle linee extra urbane, tenuto conto dell’importante mobilità degli studenti e dell’accesso differenziato a scuola;
– la refezione scolastica: sia rispetto ai temi occupazionali del settore che al mantenimento di un momento didattico di socialità;
– il tempo scuola: deve essere garantito nella usa interezza, quindi includendo anche il tempo pieno, evitando riduzioni delle attività a tutela del dettato costituzionale e del diritto allo studio;
– gli organici: servono risorse e investimenti poderosi sul personale docente (il cui impegno necessita anche di un riconoscimento economico) e ATA, con un’attenzione particolare su scuole dell’infanzia, primaria e sugli studenti più fragili. A fronte di un aumento degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado occorre infatti evitare classi pollaio. Riguardo all’assunzione del personale servono misure concrete. Le soluzioni fino ad ora trovate non sono adeguate, anzi acuiscono i problemi e non rispondono alle urgenze legate all’emergenza sanitaria. Ricordiamo che i posti vacanti in Emilia-Romagna saranno oltre 17 mila per i docenti e oltre 4 mila per il personale ATA, posti che non potranno essere coperti per mancanza di aspiranti. Un altro serio problema sarà il rinnovo delle graduatorie per l’assunzione del personale supplente, e questo vuol dire far riferimento a un altro esercito di precari. Riguardo al personale ATA, invece, è necessario un incremento per garantire la sicurezza, il controllo, gli accessi e la sorveglianza. Bisogna anche estendere la figura dell’assistente tecnico in tutte le istituzioni scolastiche. Altro capitolo è per i posti scoperti di Direttore dei servizi generali amministrativi (DSGA), in regione circa il 60% delle scuole sono prive di questa figura. Il personale facente funzione ha sopperito negli anni a questa carenza, ma ora va trovata, e presto, una soluzione, che passa da un concorso straordinario, così da poter dare risposta alle centinaia di lavoratori e lavoratrici che per 10-15-18 anni hanno lavorato per lo Stato e che ora rischiano di ritrovarsi messi da parte con un “arrivederci e grazie”;
– il sostegno: qui sono migliaia i posti necessari per garantire la copertura degli studenti con disabilità, dato che in regione circa il 60% del personale non ha il titolo, situazione che può essere sbloccata solo intervenendo in modo specifico sull’università.
Le questioni poste all’attenzione della ministra sono numerosissime. Richiedono interventi tempestivi, chiarezza negli intendimenti e linee guide nazionali (su didattica a distanza, smart working, lavoratori fragili, e procedure sanitarie da adottare in caso di sospetto di contagio). Non serve il fai da te, evitiamo che le scuole adottino in autonomia decisioni che devono invece essere indicate da una forte cabina di regia nazionale e territoriale.
FLC CGIL Emilia Romagna Monica Ottaviani
CISL Scuola FSUR Emilia Romagna Monica Barbolini
UIL Scuola RUA Emilia Romagna Serafino Veltri
SNALS Confsal Emilia Romagna Gianfranco Samorì
GILDA FGU Unams Emilia Romagna Rosarita Cherubino