(Bologna, 22 luglio 2021) Tra poco più di un mese inizierà il terzo anno scolastico dell’era Covid. E come era prevedibile, i parlatori seriali iniziano a lanciare i propri anatemi sulla scuola ammorbandoci con considerazioni semplicistiche degne del bel paese. Tuttavia, chi in primavera sperava in un avvio più tranquillo in virtù della diffusione del vaccino, non aveva fatto i conti con le possibili mutazioni del virus.
Negli ultimi giorni la variante Delta (sessanta volte più trasmissibile della precedente) ha sensibilmente aumentato l’indice Rt e ha abbassato l’età delle persone contagiate colpendo con maggiore frequenza le fasce d’età comprese tra i 10 e i 29 anni.
Improvvisamente il dibattito politico, amplificato dai parlatori seriali, ha abilmente spostato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’opportunità di obbligare il personale scolastico alla vaccinazione come unica possibilità di arginare un virus che pare inarrestabile.
Ma le cose stanno veramente così?
Prima di rispondere a questa domanda sarebbe opportuno ricordare in premessa che pensare all’obbligatorietà vaccinale è il tentativo più semplice che la politica è riuscito a partorire dopo che quasi nulla ha fatto per ridurre strutturalmente i veri fattori di rischio del contagio nelle scuole, ossia diminuire il numero di alunni per classe e aumentare gli organici, aumentare gli spazi a disposizione, predisporre adeguati trasporti scolastici, mettere in funzione un’efficiente procedura di controllo e isolamento dei contagi e aggiornare il protocollo sulla sicurezza: tutti temi sui quali stiamo chiedendo da tempo soluzioni concrete che non arrivano.
Continuando a leggere il problema con la lente della scienza, bisogna ricordare che allo stato attuale, a livello nazionale la seconda dose del vaccino è stata effettuata dall’86% del personale scolastico e dal 6,72% degli studenti di età compresa tra i 10 e i 19 anni (Fonte: ISTAT, Covid-19 Opendata Vaccini).
Fin da febbraio scorso, le scriventi OO.SS. consapevoli dell’importanza del vaccino per contrastare il virus (fondamentale ma non unico), hanno sollecitato, sostenuto e agevolato la campagna vaccinale per il personale scolastico, anche quando il generale Figliuolo l’aveva sospesa per favorire il criterio delle fasce d’età.
Oggi però la priorità non è parlare del 14% del personale scolastico mancante all’appello (in gran parte personale precario) bensì quali azioni il governo intende mettere in atto per programmare e garantire un rientro a scuola in presenza e in sicurezza del personale ma anche degli studenti.
Anche In Emilia Romagna, nonostante la grande confusione e incertezza sull’utilizzo dei vaccini, almeno 8 su 10 hanno aderito convintamente alla campagna vaccinale a significare la responsabilità civica del personale e a sottolineare che che il tema è fuorviante e rivolto ad avviare una discussione strumentale.
Risulta incomprensibile e colpevole, la fase di stallo del governo su tutti i temi posti ripetutamente dai sindacati, così come appare stigmatizzabile la mancanza di volontà da
parte del Ministero di attivare i 21 i tavoli previsti dal Patto per la Scuola sottoscritto il 20 maggio scorso.
Insistiamo nel dire che è assolutamente indispensabile agire immediatamente sul contesto generale, senza perdere ulteriore tempo, oltre che prevedere misure di intervento straordinarie per la sicurezza a scuola, tra cui il reclutamento del personale, ridurre il numero di alunni per classe per consentire una scuola in presenza e quella personalizzazione della didattica per far fronte al bisogno di recupero dei nostri ragazzi dopo i due anni difficili appena trascorsi e tanto cara a chiunque parli di scuola.
E’ necessario assegnare alle scuole, per tutto il prossimo anno scolastico, un contingente di organico aggiuntivo “Covid” (che noi vorremmo stabile) semplificandone la gestione; per questo la soluzione individuata nel decreto “sostegni bis” non è una soluzione perché limita gli interventi al 30 dicembre prossimo lasciando la scuola nell’incertezza più totale a partire da gennaio 2022.
Il tempo dei proclami è finito: occorre programmare seriamente il reclutamento del personale per la copertura di tutti i posti che sono oltre 200.000 e che, anche quest’anno, saranno affidati ai docenti precari. Inoltre, è urgente programmare una puntuale e attenta campagna di vaccinazione rivolta non solo al personale scolastico ma anche agli studenti, avviare una programmazione a livello nazionale con tavoli locali di coordinamento relativi ai trasporti in vista della riapertura delle scuole secondarie ed evitare il balletto delle quote di capienza dei mezzi pubblici e predisporre rilevazioni statistiche e screening per una fotografia iniziale delle condizioni di diffusione del virus e per il monitoraggio periodico di eventuali focolai.
Le scriventi OO.SS. denunciano che le azioni necessarie al ritorno della scuola in presenza non si stanno concretizzando dimostrando al di là delle parole che l’istruzione non è una priorità strategica per il sistema paese.
FLC CGIL Emilia Romagna Monica Ottaviani
CISL Scuola FSUR Emilia Romagna Monica Barbolini
UIL Scuola RUA Emilia Romagna Serafino Veltri
SNALS Confsal Emilia Romagna Gianfranco Samorì
GILDA FGU Unams Emilia Romagna Rosarita Cherubino